Autoritratto da soldato 1914, olio su carta, 68x53,5, Galerie der Stadt Stuttgart, Stoccarda
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L'"Autoritratto del soldato" mostra, sotto l'impressione dell'imminente "avventura bellica", un linguaggio gestuale forte e una scelta cromatica espressiva.
Si può notare lo stile di Dix, influenzato agli inizi della sua carriera artistica, dalla corrente impressionista, visibile dalle pennellate decise,
accostamenti di chiaro-scuro e contorni contrastanti.
Un particolare da notare é lo sguardo del soldato, quasi disinteressato ma deciso e che sembra inquadrare chi lo osserva.
Inoltre il volto si trova come in una zona d'ombra rispetto al resto della figura, in modo che l'effetto sugli occhi risulti maggiore, e l'apparente sfocatura
di colori e forme intorno al viso del soldato fa sì che risalti più nitidamente rispetto allo spazio circostante. |
Ferito, autunno 1916 matita e carboncino su carta
Truppe all'assalto avanzano sotto il gas,
matita e carboncino su carta
Teschio, matita su carta |

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Le tre opere di fianco inserite, fanno parte della raccolta "La Guerra", creata da Dix dopo l'esperienza della Prima Guera Mondiale
e che comprende tutte le sue opere incentrate sul tema bellico e realizzate nello stesso periodo, mentre combatteva al fronte e in trincea.
Infatti come possiamo osservare nella prima immagine, Dix ha rappresentato il corpo di un soldato (forse un suo compagno) ferito all'addome
(probabilmente da un esplosione).
Il primo elemento che colpisce è il volto: shockato, straziato e pietrificato.
Questo l'effetto che la guerra aveva su chi la viveva.
La mano destra prontamente si stringe il cuore, mentre il braccio sinistro è completamente inerte.
La seconda immagine rappresenta tre soldati con le maschere anti-gas che avanzano facendosi spazio tra i rottami e i detriti
e del filo spinato, come se avessero appena fatto breccia nelle linee nemiche.
Uno di loro tiene in mano una bomba a gas, e dal suolo si elevano fumi.
La semplicità di questa immagine permette di rivelarne la crudele realtà : la morte, simboleggiata da un teschio nudo, con ancora qualche capello ,qualche baffetto e pochi denti,
dalle cui cavità fuoriescono vermi aggrovigliati.
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Giocatori di skat, 1920, olio su tela, Galerie der Stadt Stuttgart, Stoccarda
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| Questo quadro, parte di una serie dedicata ai reduci di guerra come "Prager Strasse (dedicato ai miei compagni)" e "Storpi di guerra",
rappresenta tre militari dopo il primo conflitto mondiale che giocano a carte.
Possiamo notare gli effetti che la guerra ha prodotto su di loro: a partire da sinistra notiamo il primo, al quale manca il braccio destro e quello sinistro
è stato sostituito da una protesi in legno; al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e usa quella destra per tenere le carte; e per poter sentire
i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro.
Il secondo, al centro, ha una parte del cranio ricucita con del metallo; non ha nè le braccia, infatti tiene le carte con la bocca, nè le gambe,
diventate due bastoni di legno nero; parte della mandibola è di ferro ,ha un occhio di vetro e ha una placchetta metallica all'orecchio sinistro.
Il terzo, sulla destra, è solo un busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola, sostituita da una metallica. |
Dedicato ai sadici, 1922, acquerelli, ubicazione ignota
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| Nel quadro il pittore presenta due tipi di donne diverse: la prima, la giovane, ha il petto colmo e lo sguardo fisso, inteso a togliere ogni dubbio al suo osservatore
e si mostra con un cappello, un corsetto, calze e stivaletti. Sull'avambraccio destro ha un tatuaggio molto loquace, forse da ricondurre ad edsperienze lesbo-sadomasochiste.
E' conscia di sè e protende i seni, mentre dietro la schiena tiene pronta la frusta.
La seconda donna, l'anziana, volge invece lo sguardo verso la croce sullo sfondo; il grande cappello che ha in testa sembra quasi schiacciarle l'emaciata ed esile figura.
Indossa solo una cintura con una fondina per pistola, calze e scarpe; i suoi peli pubici sono rasati. La pelliccia le cade dalla spalla destra lungo il fianco, e la mano
sinistra impugna una frusta per la flagellazione.
Tutti gli oggetti raffigurati chiariscono la funzione di questa camera di tortura: la croce, la carrucola, le cinghie di cuoio, le manette, ecc.
La vista viene catturata dall'accento cromatico del rosso delle calze e dello sgabello fino alle tracce di sangue sotto la croce e dei capelli della giovane.
Inoltre il titolo attribuito al quadro, denota la tolleranza di Dix nei confronti di un mondo simile.
(La scelta dell'uso dell'aquerello per questo tipo di temi, viene spegata da Dix come migliore tecnica rappresentativa per le scene di sadomaso o di omicidio a sfondo sessuale.) |
Ritratto della ballerina Anita Berber, 1925, tempera e olio su compensato, 120x65, Galerie der Stadt Stuttgart, Stoccarda
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| In questo dipinto, Dix sembra quasi rispecchiarsi nell'autoritratto della donna tisica e drogata (morì a 30 anni nel 1929).
I toni rossi, dello sfondo e del vestito, le curve serpeggianti del corpo sottolineato dall'abito aderente, gli occhi fissi e bistrati,
le labbra segnate dagli eccessi più che dal rossetto, svelano nella sua falsità l'immagine della vamp, della femme fatale, simbolo moderno dell'incontro tra Eros e Thanatos.
L'opera rappresenta uno dei vertici dell'arte di Dix, soprattutto nell'area ritrattistica. |
Trittico "La Metropoli", 1927-28, Galerie der Stadt Stuttgart, Stoccarda
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| Il quadro, sezione centrale del trittico, rappresenta un momento di vita quotidiana in un locale notturno degli anni '20-'30.
Sulla sinista notiamo l'orchestra intenta a suonare una musica coinvolgente e allegra che impegna in balli movimentati la coppia al centro
(si noti il retro delle ginocchia della donna: sembrano quasi strapparsi per i tanti balli).
Sulla sinistra invece troviamo delle signore vestite secondo la moda dell'epoca che osservano l'orchestra, parlano e fumano.
I colori sono accesi e sfavillanti. |
Trittico "La Guerra", 1929-32, Kunstsammlungen Dresden, Dresda
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| E' una monumentale riflessione sull'oggetto dei suoi incubi notturni per vari anni (infatti Dix non considerava l'arte come strumento di liberazione).
Rappresenta una giornata intera: la pattuglia di soldati che parte all'alba, il ritorno dei sopravvissuti al tramonto, il riposo nel cunicolo della trincea.
Nel dipinto però domina la tavola centrale che raffigura una scena di devastazione.
Nel trittico Dix si richiama alle tipologie tematiche dell'arte religiosa: la scena di sinistra con Dix che sorregge il cadavere di un compagno assomiglia a una deposizione dalla croce;
la predella con i soldati dormienti si rifà all'immagine di Cristo nel sepolcro; la partenza per la battaglia richiama la via del Calvario, simboleggiato
nella scena centrale. |
Il trionfo della Morte, 1934, tecnica mista su tavola, 180x178, Galerie der Stadt Stuttgart, Stoccarda
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| In questo dipinto Dix utilizza le tecniche di composizione e allegoria di Durer.
Notiamo un paesaggio prealpino che mostra le fasi della vita umana: al centro in basso si trova un neonato a carponi nell'erba, la coppia di amanti tra i fiori
(la donna bionda rappresenta l'ideale tedesco di bellezza), una vegliarda affaticata, un mendicante cieco (che assomiglia ad un attore dell'epoca),
un soldato della prima guerra mondiale in divisa (come un autoritratto di se stesso), e sopra tutti la Morte come sovrana della Germania,
pianta autoctona generata dal terreno tedesco.
Inoltre sulla destra notiamo una quercia con un ramo rinsecchito, simbolo di vocazione tedesca alla morte; e una casa in rovina sulla sinistra,
simbolo del decadimento delle cose costruite dall'uomo e considerate eterne che invece vengono riconquistate dalla Natura. |
Fonti:
"Otto Dix" Fondazione Mazzotta
"Otto Dix: Der Krieg - La Guerre" ed. 5 Continents
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